La rubrica “TGS Story” racconta oltre 50 anni di storia di TGS Eurogroup. In queste settimane parliamo dell’Associazione Europea Romea Strata, di cui TGS Eurogroup e TGS Nazionale sono tra i soci fondatori. L’articolo di oggi è di Chiara e le foto sono dell’Archivio TGS Eurogroup.
Dopo aver presentato obiettivi, iniziative e attività dell’Associazione Europea Romea Strata (vedi precedente post: “TGS Story: TGS in cammino con l’Associazione Europea Romea Strata”), Chiara, volontaria e Vice Presidente TGS Eurogroup, ci aiuta oggi a conoscere meglio questa realtà attraverso le parole del promotore e responsabile del Progetto Romea Strata. Buona lettura!
La settimana scorsa abbiamo letto le testimonianze di chi all’interno della nostra associazione sta seguendo da vicino il progetto della Romea Strata (“TGS Story: inviati speciali lungo il cammino della Romea Strata – prima parte”). Nell’articolo di oggi intervistiamo don Raimondo Sinibaldi, presidente della Fondazione Homo Viator San Teobaldo, ideatore, promotore e responsabile del Progetto Romea Strata: una via da costruire assieme. Dal Novembre 2018 è anche Presidente dell’Associazione Europea Romea Strata, via di cultura, storia e fede che dal Mar Baltico attraversa l’Europa orientale per dirigersi a Roma candidata a diventare Itinerario Culturale Europeo.
Cosa ti ha avvicinato all’esperienza dei cammini di pellegrinaggio?
Da giovane prete negli anni ‘80 ho sempre ritenuto importante l’iniziativa esperienziale del pellegrinaggio sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista religioso, sia dal punto di vista esistenziale ed anche comunitario.
Questa mia personale scelta era sostenuta dal fatto che avevo letto e studiato l’esperienza del pellegrinaggio lungo la storia e ne avevo rilevato l’importanza e la significatività.
Poi, nel 1989, Giovanni Paolo II iniziò le Giornate Mondiali della Gioventù e lui le aveva sempre intese come una forma di pellegrinaggio di giovani nel mondo a partire da un luogo altamente significativo da un punto di vista spirituale e storico. Infatti non a caso le GMG iniziarono da Santiago de Compostela e poi proseguirono a Czestochowa e così via, quindi da grandi e antiche mete di pellegrinaggio che sono state riscoperte e recuperate dalle GMG. Giovanni Paolo II aveva anche preso questa idea della esperienza della comunità di Taizè in Francia la quale ogni anno proponeva, tramite il suo fondatore Roger Schutz meglio conosciuto come frère Roger (fratello Roger), un pellegrinaggio di fiducia sulla terra.
In parrocchia negli anni ‘80 proponevo esperienze di pellegrinaggio per i giovani con una proposta e una modalità di approccio che fosse coinvolgente per la loro età e per la loro situazione umana e spirituale.
Dagli anni ‘90 essendo divenuto responsabile della Pastorale Giovanile in Diocesi, ho iniziato a organizzare i pellegrinaggi alle GMG, con l’intenzione che fossero esperienze di pellegrinaggio “in stile moderno” ma avendo come sub strato l’importante esperienza storica del passato che secondo me aveva sicuramente un grande influsso anche nel presente.
Agli inizi degli anni 2000 poi, avendo sentito delle esperienze del Cammino di Santiago, ho vissuto con i giovani l’esperienza della Via Francigena. Da queste due grandi opportunità con i giovani è nata l’intuizione di riscoprire le anche vie di pellegrinaggio che partivano dal Mar Baltico e si dirigevano a Roma passando per il nord est d’Italia che si chiamavano Vie Romee. Per questa ragione, questa grande via di cultura e fede, l’abbiamo poi chiamata Romea Strata.
Cosa potrebbero scoprire/riscoprire i giovani seguendo le orme dei pellegrini?
Lungo il cammino i giovani possono riscoprire alcune esperienze esistenziali e spirituali molto importanti.
Innanzitutto sono chiamati a fare una esperienza comunitaria insieme che porta con sé una certa fatica e impegno e quindi fa scaturire anche l’esigenza di un aiuto reciproco. Camminando insieme si dialoga con il vicino e più facilmente si apre il cuore alla mente, alla relazione umana e cristiana.
In secondo luogo l’esperienza del cammino aiuta automaticamente a fare una sorta di esperienza interiore. Paradossalmente muovere i passi su una strada, muove anche quello che i grandi mistici chiamavano “il cammino dell’anima”.
La strada percorsa porta quindi ad una ricerca interiore e a rientrate in se stessi, dato che molto facilmente siamo portati a vivere “fuori di noi” e non tanto “dentro di noi”.
In terzo luogo l’essere pellegrini ci fa sentire in camino nella fede. Infatti essere cristiani non significa conoscere una dottrina ma è sentirsi per strada insieme con il Signore Gesù, scoprirne le sue orme nel tempo che ci è dato da vivere e seguire Gesù maestro itinerante che per strade e per vie incontra le persone, parla, interroga, guarisce e racconta parabole. Quindi non a caso i primi Cristiani, come viene detto negli Atti degli Apostoli, erano chiamati “Seguaci della Via”, perché, come dice il Vangelo di Giovanni, Gesù è la Via, la Verità e la Vita. La strada che noi solchiamo sulla terra diventa il simbolo del nostro orientamento di fede verso una meta precisa che quaggiù sulla terra è un luogo molto significativo per l’esistenza cristiana, ma questa strada è una via al cielo, cioè una via che ci conduce all’incontro con Lui.
Considerato la valenza intrinseca del cammino, è importante il coinvolgimento delle realtà giovanili, delle realtà formative, delle scuole, degli istituti e del mondo salesiano nel suo insieme, presente in diversi Paesi europei, affinché i giovani si mettano in movimento sul filo conduttore della Romea Strata. Voi giovani d’oggi siete e sarete il futuro.
Scegli tre aggettivi per raccontare la Romea Strata e indica i motivi della tua scelta
Il primo termine a cui penso è Pazienza. Ci vuole pazienza nel cammino fisico, che può essere lungo e difficoltoso, a volte con qualche asperità, ma anche nel cammino della vita, inteso sia come il passare degli anni sia come cammino spirituale. Non bisogna avere fretta di precorrere i tempi ma sarebbe bene assaporare ogni età che ci viene data da vivere. Inoltre il cammino interiore, particolare e specifico di ognuno di noi, si arricchisce e matura con il tempo, con la pazienza, con la calma, metabolizzando le esperienze che il singolo vive. Ci vuole pazienza ad affrontare la strada a volte in salita, che sembra non finire mai. Ci vuole pazienza nel dialogo e nell’ascoltare chi ci sta vicino anche quando non ne abbiamo voglia o siamo di cattivo umore. Dialogo che porta a conoscere opinioni diverse e punti di vista che magari non si considerano ma che possono rivelarsi validi. Ci vuole pazienza nel programmare il cammino, sia quello fisico di un percorso, sia quello di vita, e alle volte bisogna avere una buona scorta di questa dote per riprogrammare i nostri piani. Ci vuole pazienza anche quando si sbaglia strada e bisogna tornare indietro sui propri passi ammettendo di aver sbagliato.
Il secondo termine è Ricerca. Questo aggettivo può avere molte sfumature e sfaccettature. Chi sceglie di percorrere la Romea Strata è una persona che decide di mettersi in cammino per le più svariate motivazioni: curiosità, moda, fede, emulazione, noia, divertimento, senso di appartenenza ad un gruppo/comunità, voglia di vincere le proprie paure, voglia di rallentare rispetto alla frenesia della quotidianità e molte altre ancora. Qualsiasi sia la scelta che muove una persona, un denominatore comune è ricerca. Chi cammina è sempre alla ricerca di qualcosa: dalla cosa più banale, se vogliamo, che è la strada corretta da percorrere lungo la via, per poi passare all’aspetto spirituale/esistenziale che il cammino porta con sé. Camminando la persona ha la possibilità di riflettere, di indagare, di ricercare e di riscoprire quell’io interiore che spesso è sopito e non ha la possibilità di esprimersi e di emergere dalla quotidianità. Nel pellegrinaggio o nel cammino (qualsiasi sia la modalità con la quale vogliamo chiamarlo) si ha quindi la possibilità di “ri-scoprire”, “ri-conoscere” ciò che siamo: quindi un processo di auto consapevolezza, di comprensione profonda a tutti i livelli. Si tratta di riflettere, di investigare su noi stessi e sulla nostra vita senza dare nulla per scontato, di dare il giusto peso alle cose e alle situazioni, di metabolizzare aspetti particolari e specifici.
Infine il terzo termine è Incontro. Quando si è in cammino sulla Romea Strata o su un percorso in genere, si è generalmente più aperti all’incontro con il prossimo, all’altro, ad accogliere e relazionarsi con chi sta facendo la tua stessa strada. Viene più facile il dialogo perché la fatica, l’esperienza comune, il senso di empatia crea vicinanza con il prossimo. Questo aspetto nutre la parte che potremmo definire umana del cammino, ma non bisogna dimenticare l’aspetto spirituale di questa esperienza. Infatti come i discepoli di Emmaus, la persona in cammino può incontrare Gesù e creare un dialogo con Lui.
Grazie don Raimondo per questa testimonianza! Vi aspettiamo tutti lungo il cammino della Romea Strata!
Un abbraccio,
Chiara e lo Staff TGS Journal
TGS Story
Anche tu hai qualche ricordo che vorresti condividere o anche solo un pensiero, un saluto o un augurio da affidare all’associazione TGS Eurogroup di oggi e di domani? Allora invia una mail a blog@tgseurogroup.it con i testi, le immagini o i video che raccontano la tua esperienza associativa: li vedrai pubblicati presto tra le pagine di questa rubrica “TGS Story” o nell’album fotografico “TGS Story Picture Book” all’interno della pagina facebook ufficiale TGS Eurogroup.
Iscriviti al blog