Ritorna “TGS Stories”, la rubrica che racconta come il progetto di vita di tanti soci TGS di ieri e di oggi sia stato profondamente toccato dall’esperienza associativa vissuta con TGS Eurogroup, attraverso le loro testimonianze. Oggi è il turno di Valerio! Nato a Roma, cresciuto in provincia di Treviso, ora vive a Londra e lavora come analista. Inizia la sua lunga carriera con TGS Eurogroup come studente dei corsi estivi in Gran Bretagna per ben sei anni consecutivi, dal 1993 al 1998, passando tutti i centri di Caterham, Tonbridge, Tunbridge Wells e infine Guildford per ben 3 estati; dopo tanta gavetta, a buon diritto parte negli anni successivi come Leader TGS, affezionandosi molto al centro di Tonbridge (e ai Keelers, la mitica host family dei leader di quel centro) dove presta servizio per 5 anni, tra il 1999 e il 2004. Nel frattempo, nel 2003 entra in Consiglio Direttivo per due mandati consecutivi, fino al 2007 quando il lavoro lo porta a vivere all’estero. Ecco la sua testimonianza!
Chiedere che impatto abbia avuto TGS Eurogroup sulla tua vita a uno che oggi vive all’estero, e in particolare a Londra, sembra quasi banale. La risposta non è ovvia come sembra. L’associazione TGS, mettendomi a contatto con la cultura inglese, ha facilitato la scelta di vita che mi si sarebbe presentata anni dopo. È un po’ come se mi avesse messo in tasca una chiave che solo diversi anni dopo ho scoperto di avere; e a ben vedere, col senno di poi, forse ad un certo punto aspettavo solo che mi si presentasse una porta da aprire. Quella porta si presentò puntualmente nel 2007 sotto forma di un’offerta di lavoro da Londra, e di fronte alla quale, senza pensarci un minuto, risposi: “Ok, datemi il tempo di prepararmi le valigie e arrivo”.
Nell’estate del 1993 avevo 14 anni. Non ero mai stato all’estero, escludendo qualche viaggio in auto poco oltre le Alpi dove tuttora abitano i miei cugini e dove tipicamente trascorrevo il Natale da piccolo. E soprattutto non ero per niente propenso a staccarmi dalla famiglia, nemmeno per brevi periodi di tempo. Ad esempio, non ero mai stato “in colonia” d’estate, e pur sentendo tutti i miei amici parlarne non avevo mai neppure chiesto di potervi andare. La mia vita si limitava alla scuola e agli allenamenti; e anche in questo caso legavo poco con gli altri, parlavo solo se strettamente necessario e mi dava fastidio dover condividere le docce con altri coetanei.
Quando la mamma mi propose una vacanza studio in Inghilterra, la presi per matta e accettai con indifferenza, quasi con obbedienza. Non che non mi piacesse l’idea, ci mancherebbe, ma intuivo che mi sarei trovato fuori dalla mia comfort zone, e la cosa mi metteva in ansia non poco. Quell’anno però tornai con un sacco di amici nuovi, e il gioco era fatto. Proprio quelle amicizie furono il motivo che mi spinse a ripetere l’esperienza nei vari anni successivi, stavolta con un deciso entusiasmo: di volta in volta il pensiero di poter rivedere anche solo alcuni dei ragazzi dell’anno precedente faceva si’ che non desiderassi altro.
Poi arrivò il momento di prendersi qualche responsabilità. Non era certo obbligatorio, ma conoscevo già diversi leader ed ero intrigato dalla prospettiva di diventare “uno di loro”. Più che altro però, raggiunto il limite di età per poter partire come accompagnato, fu l’idea di poter perdere in un colpo solo tutti quei rapporti umani accumulati negli anni che mi spinse a rimanere. Per lo stesso motivo, qualche anno dopo, quando gli impegni universitari si erano fatti più pressanti e non riuscivo più a prendere 3-4 settimane “di ferie”, mi resi disponibile per il consiglio direttivo.
In entrambe queste esperienze, quella da leader e quella da consigliere, scoprii il modo di lavorare “in stile TGS”, in cui a ciascuno è affidata la responsabilità di un particolare aspetto gestionale, ma poi nella pratica tutti finiscono per occuparsi di un po’ di tutto: io dirigo la mia parte, delegando questo o quello ad altri, ma allo stesso tempo anche gli altri delegano a me. Oltre ad essere molto democratico, in quanto crea una struttura trasversale piuttosto che piramidale, lo schema si rivela terribilmente efficiente, tanto che l’azienda per cui oggi lavoro (la stessa che mi fece la proposta nel 2007) ne ha adottato uno del tutto simile a partire da circa un anno fa: organizzazione del lavoro in “domains”, più “work shifts” e “rota” e meno compartimenti stagni, come invece accadeva spesso prima. Anche se non è andata cosi’, a me piace immaginare il mio capo che esamina il “case study TGS” e pensa “mi piace, facciamolo anche noi”!
Nel 2007, come anticipato, la mia esperienza TGS giunge al termine causa trasferimento all’estero. Durante la mia pluriennale esperienza TGS avevo già imparato che tutte le cose belle prima o poi finiscono; basti pensare alle lacrime che ai miei tempi (ma sicuramente succederà anche adesso) un po’ tutti i ragazzi e ragazze versavano al ritorno da quel mese scarso a Londra. Sempre grazie a TGS Eurogroup avevo imparato che le amicizie vere vanno oltre l’intervallo di tempo trascorso fisicamente insieme. E infatti conservo tuttora numerosi contatti, più o meno frequenti, con diversi ex TGS (alcuni non ancora ex a dire il vero), e mi ritengo felicemente marchiato a vita.
Valerio
Grazie di cuore Valerio per questa preziosa testimonianza di vita!
E tu? Leggendo questo post ti sono tornati alla memoria alcuni momenti importanti della tua personale esperienza TGS Eurogroup e vuoi condividerli? Dai il tuo personale contributo alle TGS Stories: invia una mail a blog@tgseurogroup.it con il racconto della tua esperienza: lo vedrai presto pubblicato tra le pagine di questo blog!
Lo Staff TGS Journal
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