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TGS Story: i favolosi Anni ’80

Eccoci con una nuova puntata della rubrica “TGS Story”, che ripercorre oltre 50 anni di storia di TGS Eurogroup. I contributi di voi “tigiessini” oggi provengono direttamente dai mitici Anni ’80: ci piace andare avanti e indietro nel tempo e nei ricordi con meraviglia e stupore. Questo racconto è arricchito da alcuni personali interventi di alcune “guest star” (Bruna, Marina e Fabiola) che ancora ricordano le famose… cabine telefoniche! Le foto provengono dagli archivi di Bruna, Elisabetta, Milena e Silvia, che ringraziamo.
Anche tu hai
qualche ricordo che vorresti condividere o anche solo un pensiero, un saluto o un augurio da affidare all’associazione TGS Eurogroup di oggi e di domani? Allora invia una mail a blog@tgseurogroup.it con i testi, le immagini o i video che raccontano la tua esperienza associativa: li vedrai pubblicati presto tra le pagine di questa rubrica “TGS Story” o nell’album fotografico “TGS Story Picture Book” all’interno della pagina facebook ufficiale TGS Eurogroup.
La parola ora passa a Chiara, Vice Presidente TGS Eurogroup, che ci presenta le testimonianze raccolte. Buona lettura!

Oggi ci immergiamo nelle atmosfere degli Anni ’80: un decennio testimone di importanti avvenimenti storici (basti solo pensare al crollo del Muro di Berlino) ma non solo. La nostra associazione TGS Eurogroup continua a crescere e si comincia a delineare la struttura che per molti anni sarà la colonna portante dell’Associazione: i collaboratori inglesi che organizzano la parte British dell’esperienza, coordinati dall’infaticabile Mrs Margaret Anderson (la nostra TGS UK General Manager); gli incontri di formazione durante l’anno per gli aspiranti Leader che gestiranno l’esperienza in loco; il ruolo di coordinamento da parte della segreteria TGS Eurogroup che tiene i contatti con tutti i i soggetti coinvolti.

Il bello di raccontare le gesta passate è che consente di renderci conto di far parte di un qualcosa che è più grande di noi. E alcune delle testimonianze raccolte oggi sono proposte da Soci TGS Eurogroup che sono tuttora in Direttivo…! Come non intervistare la nostra magnifica Presidente, Bruna Rainaldi, sul significato di essere Leader negli anni ’80? Ecco che cosa ci ha raccontato…

Di tanto in tanto qualcuno mi chiede “Come era vivere per un mese in the UK negli anni ‘80?” con lo stesso sguardo di un bambinetto che vuole sentire la favola della buonanotte. E a pensarci, la distanza tra il 2020 e il 1980 è paragonabile a quella realtà-favola o anche Terra-Luna. Chiarisco subito che non si tratta del vecchio e stantio adagio “…ai miei tempi…”: il fatto di essere passati non li caratterizza necessariamente come migliori; ma diversi, quello sì, e per motivi assolutamente oggettivi.

Le comunicazioni – Ad esempio, se quando partivi lasciavi a casa un moroso o una morosa, poteva capitarti di ricevere da casa una lettera ogni tre giorni, a cui ovviamente non avevi il tempo di rispondere; oppure addirittura di arrivare a casa e trovare un telegramma, recapitato con la posta, con una frasetta brevissima ma piena di sentimento. Sì, i telefoni esistevano già ma per l’anima gemella riuscire ad indovinare la strettissima finestra in cui i leader erano presso la host family, tra la fine del pomeriggio al parco e l’inizio della serata alla hall, era impresa quasi impossibile, sorvolando sulle difficoltà di comunicazione date dalla lingua. Oppure capitava che la tua amata, seppur distante migliaia di miglia, fosse particolarmente esigente e quindi, dopo essersi fatto tutta la salita per arrivare a casa dopo le attività pomeridiane il poveretto fosse obbligato a farsi una rapidissima doccia e ripercorrere, stavolta in discesa, tutta la strada per arrivare al phone box più vicino da cui chiamare all’ora stabilita. Non specifico quale salita perché in ogni centro TGS ce ne è una terribile, i più fortunati la affrontavano alla mattina andando a scuola, gli altri l’avevano come ciliegina sulla torta della giornata, per arrivare a casa. A forza di percorrere queste salite taglia gambe capitava di scambiare un cenno con la testa con gli altri commuters che si incontravano ogni giorno alla stessa altezza. Neanche se i due innamorati erano leader in centri diversi le cose erano facili: stare al telefono, un telefono pubblico, tutta la serata libera da impegni non era facilissimo da gestire. Negli anni 80 noi leader avevamo il “telefono dalla parte del manico”: eravamo noi a dover chiamare la segreteria in momenti prefissati, eravamo noi a doverci preoccupare di avere sempre una scorta di moneta prima, phone cards nuove poi, per assicurare tutto il tempo necessario alla telefonata. Sicuramente le cabine telefoniche erano più numerose ma ci preoccupavamo di prendere nota mentale di dove le vedevamo, in caso di bisogno, o se erano “di strada” andando alla hall.

Party attitude – Tranne pochissimi gruppi leader fortunati, ospitati tutti assieme in una unica famiglia, gli altri stavano in due famiglie diverse e spesso piuttosto distanti. Il solo modo che si aveva per incontrarsi nelle sere in cui non era prevista attività con il gruppo, era darsi appuntamento in centro e poi passare la serata in un qualche pub… qualche volta si faceva un sacco di strada in più per andare in “quel pub che abbiamo visto tornando dalla gita”… o in quello con il back garden… insomma, eravamo in festa ogni sera utile. Ad onor del vero si parlava anche del gruppo, dei ragazzi, delle attività da pianificare tra un bicchiere e l’altro, magari nel corso di una bella sfida a darts oppure a biliardo. Ma era tempo per divertirsi assieme, per creare l’intesa che serviva a gestire il gruppo. Con i leader tutti assieme nella stessa casa tutto è più semplice, non serve prepararsi, uscire, fare strada… la tazza di tea e biscotti ha sostituito la pinta e peanuts. E devo ammettere che la stretta collaborazione con gli altri leader, con i quali a volte si discuteva anche in modo acceso, ed il rispetto reciproco sono la parte più preziosa della mia esperienza, mi hanno insegnato che collaborare porta a risultati inaspettati e che con-dividere responsabilità e difficoltà rende liberi di provare a dare sempre il meglio.

Inevitabile che i miei ricordi più preziosi vedano come protagonisti gli altri leader: come dimenticare quella decisione immediata al ritorno dalla gita a Cambridge, sapendo che ci aspettava un’altra mezz’ora abbondante di strada a piedi per arrivare a casa, quando ci siamo concessi un fish and chips, spartano perché avvolto in carta da giornale ma dal gusto superbo, fuori la hall, seduti sul muretto di recinzione? Oppure il karaoke ante litteram, cantando a squarciagola Whitney Houston dopo la serata mentre rimettevamo in ordine l’ambiente?

Pensandoci bene, però, il forte legame di amicizia tra i leader resta comunque una costante, anche negli anni duemila, e non potrebbe essere altrimenti.

Bruna Rainaldi, Presidente TGS Eurogroup

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Sulle note dei ricordi, ecco il racconto carico di emozioni di Marina Ripoli:

Dopo essere stata a Guildford come studente nell’agosto 1980, Don Berti mi reclutò come leader per il 1981. Una proposta fantastica, subito accettata entusiasticamente. L’esperienza da “accompagnata” mi era piaciuta tantissimo e l’idea di tornare in Inghilterra come leader era come toccare il cielo con un dito. Avevo eletto il Regno Unito come mia seconda patria, facendone anche una specie di scelta di vita in quanto, iscritta a Lingue e Letterature straniere, avevo optato per l’inglese come prima lingua. L’occasione che mi veniva offerta era assolutamente imperdibile!

Non sapevo però che prima di salire su quell’aereo con una quarantina di teenagers al seguito era necessaria una preparazione che consisteva in un paio di week-end con frequenza obbligatoria da trascorrere in luoghi ameni per carità (vedi Cison di Valmarino o Asolo) per essere istruiti, preparati e organizzati anche nei dettagli, sotto l’occhio attento e vigile di Don Berti. Era bello incontrare tanti coetanei animati dalla stessa voglia di fare e dallo stesso entusiasmo. Solo che questi incontri coincidevano sempre con le mie sessioni di esami e per questo andavo volentieri ma stavo sempre un po’ sulle spine…

Ho fatto la Leader TGS per ben 8 volte. Sono passati tantissimi anni ma i ricordi sono ancora molto presenti. Sono sempre andata in Inghilterra al primo turno, da fine giugno a fine luglio e per anni e anni, il caldo di luglio che per 8 anni avevo schivato mi ha fatto rimpiangere le miti estati inglesi, le sere chiare, la spensieratezza degli studenti e la compagnia di persone speciali. Solo nel 1988 ho sperimentato le piogge scroscianti e i nuvoloni grigi. Quello, tra l’altro è stato l’ultimo anno in cui ho collaborato con l’associazione.

In quegli anni la distanza, non solo geografica, era più significativa. Arrivare nella Londra di Lady Diana e dei punk era proprio tuffarsi nell’ombelico del mondo, era portarsi a casa fashion, trends e aggiornamenti da tenersi buoni fino all’anno seguente.

Tutto era tanto tanto diverso dalla mia quotidianità. Avevo gli occhi sempre spalancati per confrontare quello che vedevo con il mio paesello in provincia di Treviso. Mi compiacevo per esempio che in questo Paese non fosse necessario fare una scalata per prendere un treno. Mi meravigliavo per gli abbigliamenti improponibili che vedevo addosso alle persone, mi compiacevo della dolcezza del landscape inglese e dell’imponenza dell’architettura British contemporanea, perché tutto mi sembrava bello e “avveniristico”. Ricordo che un anno, doveva essere il 1983, in ogni luogo pubblico (vedi pub, ufficio postale, stazione dei treni) avevano installato un monitor per informare e intrattenere le persone che facevano la fila. Ho subito pensato: “Ecco, Orwell aveva ragione, qui ci controllano tutto, sono più avanti!””,

Delle tante cose che mi sono successe in 8 anni ne condivido 2, una che riguarda i ragazzi, un’altra i leaders.

Correva l’anno 1982. Tutto il mondo seguiva con ansia lo svolgersi dei mitici Mondiali di calcio di Spagna. Ero a Coulsdon, con un gruppo di soli ragazzi, se non sbaglio 35, e come la nostra Nazionale avanzava così il loro entusiasmo lievitava. Erano tutti a caccia di bandiere italiane nelle quali avvolgersi e con le quali esultare durante quella marcia trionfale. Durante le gite e i sabati a Londra, gli studenti non facevano altro che cercare vessilli tricolori e magliette dei calciatori. Una coppia di ragazzi, non soddisfatta di quello che il mercato offriva, comprò in un negozio di stoffe un drappo bianco, uno rosso e uno verde e convinse la loro host lady a cucire una bandiera grandissima. E arrivò quel fatidico 11 luglio. I ragazzi chiesero di utilizzare la bandiera durante la Messa domenicale e si offrirono per preparare autonomamente le preghiere dei fedeli. Monotematiche. Si chiedeva solo che l’Italia vincesse e che il tal calciatore segnasse. Il resto è noto, ma quella Messa fu veramente molto particolare.

L’altro ricordo riguarda la tradizionale cena con gli agenti inglesi e con le famiglie che ospitavano i leaders. Non so dire con precisione l’anno ma eravamo a Caterham. Era un appuntamento molto atteso dagli invitati e molto temuto dai leaders che dovevano arrabattarsi con casseruole inadatte e tagli di carne non conformi a quanto reperibile in Italia. Bisognava stupire e mantenere alto l’onore della patria cucina. Questo voleva dire lavoraccio e inventiva. Poco prima dell’orario convenuto i puntualissimi inglesi iniziarono ad arrivare e a prendere posto ai tavoli. Naturalmente i cuochi erano in ritardo e si dovevano accogliere gli invitati. Nel frattempo l’acqua stentava a bollire e bisognava distrarre gli ospiti. Così per ridere, in cucina raccontai ai miei colleghi che in Inghilterra è tradizione iniziare un evento con l’inno nazionale. E per fare una battuta dissi che ci sarebbe stato bene the national anthem. Poiché nella hall c’era un pianoforte, il nostro Don Egidio, virtuoso della tastiera, mi prese alla lettera e iniziò a suonare gli accordi di “God Save the Queen”. Immediatamente scese il silenzio in sala e tutti gli ospiti scattarono in piedi in un momento di compunzione per loro e di incontenibile ilarità per noi ai fornelli. Lusingato dal risultato e dagli applausi scroscianti Don Egidio dopo qualche istante iniziò a suonare “Fratelli d’Italia” le cui note vennero riconosciute solo dopo un po’ dagli inglesi. Poiché la pasta non era ancora pronta, il nostro Don suonò ancora gli inni e poi una canzone conosciuta fino a quando fu finalmente servita la cena (che fu molto apprezzata).

Le esperienze vissute con TGS Eurogroup sono state indimenticabili e sicuramente mi hanno fatto crescere come persona e mi sono servite nella mia vita lavorativa.

Marina Ripoli, Leader TGS Eurogroup

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Cos’altro possiamo aggiungere? Ciò che meraviglia chi incrocia nel proprio percorso di vita TGS Eurogroup non è solo l’esperienza in sé, bensì le relazioni significative che si vengono a creare. Possono passare mesi o anni senza vedersi o sentirsi, ma non preoccupatevi che alla prima occasione… è come se ci si fosse lasciati ieri! Quando si condividono gioie e fatiche, riflessioni e risate, i ricordi diventano indimenticabili.

Grazie a chi ci ha voluto inviare il proprio contributo; sono sicura che in molti si ritroveranno nei testi che abbiamo il privilegio di leggere.

Vi lascio con un ultimo contributo creativo da parte di Fabiola Guidolin:

Andare in Inghilterra al giorno d’oggi è quasi normale, ma… ogni volta che vi ritorno mi rendo conto che… a Piccadilly Circus il sabato ci sono ancora tanti studenti italiani (tra i quali i TiGieSsini), il pub continua ad essere un luogo magico, esiste ancora il packed lunch, si usa ancora la sterlina, la regina è ancora sul trono (e le auguro  per altri 20 anni), non c’è ancora il bidet in tutte le case… Ogni volta che ritorno sento un balzo nel passato, non solo nel mio passato, un contrasto con l’essenza di modernità di cui l’Inghilterra oggi è simbolo.

Fabiola Guidolin, Leader TGS Eurogroup

Alla prossima… un abbraccio!

Chiara e lo Staff TGS Journal

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