Si festeggia oggi, 24 Gennaio, la Festa di San Francesco di Sales, a cui è intitolata la congregazione dei Salesiani di Don Bosco.
San Francesco di Sales nasce a Thorens-Glières il 21 agosto 1567. Riceve l’ordinazione presbiteriale nel 1593 e l’anno seguente si offre quale missionario nella regione montana del Chiablese, territorio protestante, a sud del lago Lemano nell’Alta Savoia. E’ durante questo periodo di quattro anni (1594-1598) che affina il suo carisma, caratterizzato da un’attenzione particolare alle relazioni umane, una grande disponibilità, un senso dell’accoglienza e dell’amicizia, dolcezza e pazienza. Nel 1602 all’età di soli 35 anni è ordinato vescovo. Muore a Lione nel 1622.
Sette consigli di San Francesco di Sales
1. Conosci a fondo la tua umanità e accettala con bontà
«Abbiate pazienza con tutti, ma soprattutto con voi stessi; voglio dire che non vi turbiate per i vostri difetti e che abbiate sempre il coraggio di liberarvene. Sono contento se ricominciate tutti i giorni; non c’è miglior mezzo per perfezionare la propria vita spirituale che ricominciare sempre e non pensare mai di aver fatto abbastanza».
Un commerciante si presentò al maestro e cercò di sapere da lui qual era il segreto di una vita di successo. Il maestro gli rispose: «Fai felice una persona ogni giorno!». E poi, dopo una breve pausa, aggiunse: «… puoi essere anche tu questa persona».
E dopo un po’ aggiunse ancora: «Questo vale soprattutto quando sei tu questa persona».
Essere buoni con se stessi significa prima di tutto una cosa: accettarsi come si è. Io riesco a cambiare solo ciò che ho accettato. Prima di tutto devo quindi riconciliarmi con la mia storia di vita, con il mio carattere, con i miei punti di forza e con le mie debolezze. E anzitutto devo riconciliarmi con il mio corpo, così com’è.
2. Tienila sotto controllo, perché sia unita e forte
«I nostri nemici possono presentarci tutti gli inviti e le esche che vogliono, possono piazzarsi sulla soglia della porta del nostro cuore cercando di entrare, possono farci tutte le promesse immaginabili; finché da parte nostra saremo decisi a rifiutare, non è possibile che offendiamo Dio».
Un contadino vide passare un cavaliere che in una nuvola di polvere galoppava a tutta forza sulla strada. Pieno di curiosità gli chiese: «Dove vai?» Senza fermarsi il cavaliere gli rispose: «Chiedilo al cavallo!»
La vita è tutto quello che abbiamo. Ed è tutta e solo nostra. Non possiamo essere burattini nelle mani di qualcun altro. Siamo il burattinaio di noi stessi. La vita d’ogni uomo è un bene a sé stante e irripetibile. E siccome è l’unica vita di cui disponiamo, ne consegue ch’è troppo preziosa per consentire che altri ce la sciupino a proprio vantaggio.
3. Tratta ogni cosa con equilibrio e pazienza
«Nelle relazioni con gli altri ci vuole una tazzina di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza».
Un uomo osservava con curiosità la nascita di una farfalla dal bozzolo. La bestiola si contorceva e faceva tentativi immani per liberarsi dall’involucro che la teneva prigioniera: le sue ali deboli e impalpabili si contraevano e distendevano con sforzi penosi. L’uomo si impietosì e con le sue grosse dita squarciò il bozzolo, afferrò le ali della farfalla e le distese. Quella farfalla non volò mai. Era proprio la fatica di uscire dal bozzolo che rendeva robuste ed efficienti le sue ali. L’uomo di buon cuore le aveva alleviato la pena e affrettato i tempi, ma così l’aveva condannata a strisciare.
La pazienza non è la virtù dell’attesa passiva o dell’immobilità. Essa, invece, abita decisamente nello spirito e nel cuore di chi vuole costruire qualcosa che sia coerente e duri nel tempo. È la virtù dei genitori, degli educatori, di tutti coloro che hanno qualcuno da amare, qualcuno per cui investire la propria vita e con cui condividere un progetto e un ideale.
La pazienza è la virtù del legame. Dissemina le sue tracce nei gesti quotidiani dell’ascolto, dell’accoglienza, della solidarietà, del dialogo, della tenerezza; ma anche nelle situazioni di incomprensione, di sconfitta o di sofferenza. Pazienza significa anche saper sempre ricominciare.
4. Metti al centro il tuo cuore
«È necessario che le vostre parole escano dal cuore più che dalla bocca. Si ha un bel dire, ma il cuore parla al cuore e la lingua parla solo alle orecchie».
Una suora missionaria stava accuratamente curando le piaghe ripugnanti di un lebbroso. Faceva il suo lavoro sorridendo e chiacchierando con il malato, come fosse la cosa più naturale del mondo.
A un certo punto chiese al malato: «Tu credi in Dio?».
Il pover’uomo la fissò a lungo e poi rispose: «Sì, adesso credo in Dio».
Una vera e tenera umanità non ha bisogno di parole.
5. Fai dell’amore e della compassione la legge del tuo rapporto con gli altri
«Sforzatevi di acquisire la dolcezza del cuore verso il prossimo considerandolo come opera di Dio, e che infine godrà, se piacerà alla Bontà divina, il Paradiso che è preparato anche per noi. E coloro che il Signore sopporta li dobbiamo sopportare teneramente, con grande compassione per le loro infermità spirituali».
La compassione è un modo nuovo, non competitivo, di stare insieme agli altri e ci apre gli occhi a vicenda. Quando rinunciamo al nostro desiderio di essere importanti o diversi, quando ci lasciamo dietro le spalle il bisogno di avere nella vita una nicchia speciale, quando il nostro interesse principale è essere come gli altri e vivere questa uguaglianza nella solidarietà, allora siamo capaci di vederci l’un l’altro come un dono unico. Raccolti insieme nella comune vulnerabilità, scopriamo di avere tante cose da darci a vicenda. I doni individuali possono essere messi al servizio di tutti.
6. Scopri la gioia della dimensione spirituale della vita
«Se possibile bisogna evitare di rendere noiosa la nostra scelta di Dio. Ve l’ho detto e ve lo scrivo ora: non voglio una vita cristiana capricciosa, confusionaria, malinconica, fastidiosa, pessimistica; ma una pietà dolce, serena, piacevole e calma. Vivete nella gioia di aver scelto questo tipo di vita».
Per qualcuno alzarsi la mattina è un problema; per altri è un momento di gioia. La differenza sta nell’avere un buon motivo per accogliere la nuova giornata. È importante percepire la gioia delle piccole cose, la bellezza del qui e ora. Come una tazzina di caffè, il saluto di un vicino, l’arietta fresca del mattino, una preghiera sincera a Dio, fare le smorfie e sorridersi nello specchio del bagno. Ed essenziale: un vero atto d’amore nei confronti del lavoro che vi impegnerà nella giornata e per le persone che saranno con voi: sono i doni seminati dal Buon Dio sulla vostra strada.
7. Rapporta sempre tutto a Dio
«Fa come i bambini che con una mano si aggrappano a quella del papà e con l’altra raccolgono le fragole e le more lungo le siepi; anche tu fai lo stesso: mentre con una mano raccogli e ti servi dei beni di questo mondo, con l’altra tieniti aggrappata al Padre del cielo, volgendoti ogni tanto verso di Lui, per vedere se le tue occupazioni e i tuoi affari sono di suo gradimento. Fa attenzione a non lasciare la sua mano e la sua protezione, pensando così di raccogliere e accumulare di più».
Carmen Laval, “Sette consigli di San Francesco di Sales”, Bollettino Salesiano, Gennaio 2020.
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